Gli ingrandimenti successivi dell’Oratorio, in stile e materiali più semplici (pareti lisce, tetto a capanna in legno sorretto da robuste capriate), testimoniano situazioni economiche meno floride, anche se dimostrano una più sviluppata religiosità, dopo il Concilio di Trento.
Dopo il 1575, per decreto del visitatore apostolico San Carlo Borromeo, la primitiva cappella fu chiusa anteriormente, e ne divenne presbiterio, da un corpo di fabbrica più ampio, lungo fino alle attuali porte laterali, costituente la prima aula dei fedeli.
Questo spazio nel 1630 fu usato come lazzaretto per la quarantena degli appestati e le pareti furono coperte da scialbo di calce come disinfettante, comprese le pareti affrescate.
Dopo la peste il patrimonio dell’Oratorio aumentò notevolmente per lasciti (ben 17 pezzi di terra di cui 3 con casa), per legati e donazioni e consentì ai reggenti della fabbrica la costruzione del campanile, della sacrestia ammobiliata, dell’altare in marmo nero locale, del coro ligneo, del prolungamento dell’aula dei fedeli e della bella facciata dalle sobrie ma armoniche e allegoriche linee e forme geometriche, che terminò nel 1668.
In seguito alla perdita dell’autonomia amministrativa per effetto di leggi napoleoniche, l’Oratorio fu gradualmente trascurato fino a divenire deposito di attrezzi e prodotti agricoli.
Ma nel secolo scorso e soprattutto nell’ultimo trentennio l’antica struttura fu oggetto di nuove attenzioni e di interventi di recupero che portarono nell’anno 2000 a completare anche i restauri dei preziosi affreschi cinquecenteschi.
La storia e la documentazione completa sono riportate nel libro “San Rocco al Lago in Gazzaniga” a cura della Parrocchia e scritto da Mario Bertasa, Angelo Bertasa, Loredana Plazzoli e Emanuela Daffra, pubblicato nel 2001.