L’Oratorio di San Rocco al Lago in Gazzaniga si trova su uno dei tre colli che sovrastano l’abitato, a 480 m. sul l.d.m. La denominazione è dovuta ad un vicino laghetto ormai estinto ma sempre citato negli antichi scritti.

La costruzione figura presente all’inizio del ‘500, nel periodo del notevole sviluppo economico e dell’espansione edilizia rinascimentale, avvenuta fuori del chiuso borgo medioevale, sotto il dominio della Repubblica Serenissima di Venezia.

La cappella votiva è infatti in stile classico...

La cappella votiva è infatti in stile classico, con pianta quadrata, volta a crociera, arco di ingresso a tutto sesto e tra il 1520 e il 1530 fu completamente affrescata da ex voto legati ad epidemie di peste, in grana parte commissionati alla rinomata bottega dei Marinoni di Desenzano al Serio che vi impiegarono il loro stile ispirato al rinascimento lombardo.

Nella parete di fondo, alla base di un grande finto polittico, una teoria di sette santi fu dipinta a fresco dai Marinoni entro classici archetti fra colonnine e lesene finemente decorate, con al centro il titolare dell’Oratorio, il pellegrino S. Rocco, con a destra S. Defendente, S. Antonio Abate, S. Bernardo da Mentone e a sinistra S. Sebastiano, S. Cristoforo, S. Giuseppe. Sopra è dipinta da ignoti la Madonna fra quattro Santi.

Sulla parete di sinistra, in basso, la casa di Loreto fra i Santi Pietro, Andrea, Onofrio, è opera dei Marinoni, mentre in alto la scena di S. Giorgio che libera dal drago la principessa orientale è di ignoto e dipinta a secco.

La parete di destra è occupata da dodici riquadri, pure dipinti a secco da ignoto, nei quali è narrata la vita di S. Rocco, dalla sua nascita a Montpellier da nobile famiglia consolare, fino alla morte in prigione dopo il pellegrinaggio a Roma durante il quale Rocco curò e guarì miracolosamente molti appestati, e alla canonizzazione per acclamazione.

Nella volta i Marinoni dipinsero i quattro padri della Chiesa con al centro Cristo che benedice il mondo e nel sott’arco i dodici apostoli con al centro l’agnello pasquale e all’estremità S. Lucia e S. Agata.

Gli ingrandimenti successivi dell’Oratorio...

Gli ingrandimenti successivi dell’Oratorio, in stile e materiali più semplici (pareti lisce, tetto a capanna in legno sorretto da robuste capriate), testimoniano situazioni economiche meno floride, anche se dimostrano una più sviluppata religiosità, dopo il Concilio di Trento.

Dopo il 1575, per decreto del visitatore apostolico San Carlo Borromeo, la primitiva cappella fu chiusa anteriormente, e ne divenne presbiterio, da un corpo di fabbrica più ampio, lungo fino alle attuali porte laterali, costituente la prima aula dei fedeli.

Questo spazio nel 1630 fu usato come lazzaretto per la quarantena degli appestati e le pareti furono coperte da scialbo di calce come disinfettante, comprese le pareti affrescate.

Dopo la peste il patrimonio dell’Oratorio aumentò notevolmente per lasciti (ben 17 pezzi di terra di cui 3 con casa), per legati e donazioni e consentì ai reggenti della fabbrica la costruzione del campanile, della sacrestia ammobiliata, dell’altare in marmo nero locale, del coro ligneo, del prolungamento dell’aula dei fedeli e della bella facciata dalle sobrie ma armoniche e allegoriche linee e forme geometriche, che terminò nel 1668.

In seguito alla perdita dell’autonomia amministrativa per effetto di leggi napoleoniche, l’Oratorio fu gradualmente trascurato fino a divenire deposito di attrezzi e prodotti agricoli.

Ma nel secolo scorso e soprattutto nell’ultimo trentennio l’antica struttura fu oggetto di nuove attenzioni e di interventi di recupero che portarono nell’anno 2000 a completare anche i restauri dei preziosi affreschi cinquecenteschi.

La storia e la documentazione completa sono riportate nel libro “San Rocco al Lago in Gazzaniga” a cura della Parrocchia e scritto da Mario Bertasa, Angelo Bertasa, Loredana Plazzoli e Emanuela Daffra, pubblicato nel 2001.