A chi percorre la strada provinciale per o da Clusone, su un colle a ridosso dell’abitato storico di Gazzaniga, si presenta superbamente una costruzione circolare a balze entro la quale si erge una chiesetta con un’antica torre. Quel colle, di formazione fluvioglaciale del Quaternario, denominato un tempo “del Castello”, poi “di S. Carlo”, parla ancora di diverse epoche storiche, da quella romana a quella medioevale, da quella rinascimentale a quella postridentina e fino a quella della moderna industrializzazione; per non dire delle frequentazioni preistoriche.

A far risalire all’epoca romana l’utilizzo del colle...

A far risalire all’epoca romana l’utilizzo del colle strategico è lo stesso toponimo “Castello”. Il termine latino “castellum” è la forma diminutiva di “castrum” e significa piccola fortificazione. Tale, non meglio precisabile, doveva essere una costruzione occupata dal presidio militare posto dai Romani a difesa del territorio e soprattutto della via romana, o via del ferro dell’alta Valle Seriana, che correva appunto lungo il versante di destra della valle, più soleggiato.

Un vero e proprio castello, nell’accezione corrente, non è mai esistito nemmeno in epoca medioevale, ma il toponimo fu conservato al colle e fu poi riferito a un fortilizio, che non poteva mancare sull’ottima posizione e la cui esistenza si può desumere, in mancanza di scavi archeologici, da evidenti porte di passaggio alla annessa torre di avvistamento, unica parte rimasta in piedi. Questo fortilizio, insieme a quelli individuati sui colli di S. Rocco e del Mozzo, costituiva un sistema difensivo feudale. La tradizionale importanza dei tre colli infatti è rimasta nello stemma del comune di Gazzaniga.

Con l’avvento della dominazione veneta, in luogo della struttura feudale fu eretta una cappella, per voti e per legati testamentari; uno di questi ultimi, destinato alla celebrazione di messe, risale al 1514. Alla cappella o “Oratorio di S. Rocco e S. Sebastiano al Castello”, era legata la Confraternita o Scuola di S. Rocco. La cappella era aperta anteriormente, chiusa da un semplice cancello di ferro.

Dopo la canonizzazione di S. Carlo, avvenuta nel 1610, i reggenti della “fabbrica”, accumulato un cospicuo capitale per lasciti e donazioni, ingrandirono la cappella, anche per esigenze di decentramento del culto per la frazione dei Masserini. La nuova chiesa, che nel 1624 risulta in costruzione, fu dedicata proprio a quel Santo cardinale Carlo Borromeo, attivo esponente del Concilio di Trento, che nel 1575 era stato visitatore apostolico in parrocchia. La torre medioevale fu utilizzata come campanile.

Nei secoli postridentini o della Riforma Cattolica l’Oratorio di S. Carlo andò assumendo sempre maggior importanza, non solo per i Masserini. Il capitale raggiunse la rendita annua di lire 400, due terzi della quale erano destinati alla celebrazione di tutte le messe festive e di gran parte di quelle dei giorni feriali, ma ne venivano celebrate anche altre su ordinazione occasionale. Feste solenni invece si celebravano il giorno di S. Carlo (4 novembre) all’altare maggiore che era in marmo nero con sopra il quadro di S. Carlo; mentre il giorno di S. Pantaleone (16 luglio) e della Madonna del Carmelo (27 luglio) si celebravano solennità all’altro altare laterale.

L’Oratorio di S. Carlo era curato e custodito da un eremita...

L’Oratorio di S. Carlo era curato e custodito da un eremita, assunto per concorso, che vi abitava e doveva eseguire un dettagliato mansionario; doveva fra l’altro suonare con le due campane le tre Ave Maria del giorno e il Pater all’una di notte, suonare il maltempo e le Messe e servirle. Il Luogo Pio era ben governato da tre reggenti o sindaci, eletti dagli abitanti della contrada, coadiuvati da un tesoriere nominato per concorso e da un cancelliere notaio eletto dai reggenti. Questa vera e propria Fabbriceria, oltre a curare il bilancio, gli inventari, la manutenzione della fabbrica, i contratti, i concorsi, ecc., designavano i cappellani celebranti. Tutti gli atti emanati avevano valore ad ogni effetto.

Ma con la soppressione napoleonica delle Congregazioni e delle autonomie amministrative dei Luoghi Pii (1805), la chiesetta di S. Carlo fu meno curata e frequentemente fu utilizzata come “ospedale provvisionale” per isolare gli ammalati di colera di Gazzaniga, Fiorano e Semonte. Alle visite pastorali del 1907 e del 1922 furono sospese le celebrazioni per lo stato di degrado e furono ordinati lo sgombero dei letti e opportuni restauri.

Ma per completare l’abbandono cui venne lasciato l’Oratorio di S. Carlo, nel 1928 la collina del Castello fu spianata in quanto destinata alla costruzione del nuovo cimitero, come si dirà oltre.

Anticamente i morti della parrocchia di Fiorano con Gazzaniga e Semonte venivano sepolti sotto la chiesa di S. Giorgio e in parte nel cimitero adiacente “dal lato verso i monti, chiuso da muro”. Con l’editto napoleonico di Saint Cloud del 1804, i comuni di Gazzaniga e Fiorano dovettero costruire il cimitero lontano dai centri abitati per ragioni igieniche e acquistarono un’area in fondo alla campestre “strada dei morti”, divenuta poi viale della stazione, e al confine tra i due comuni. Lo ingrandirono ulteriormente nel 1876 portandolo ad un’area di 2.900 mq con nuovi muri e un portale d’ingresso con tettoia.

Ma già dall’inizio del ‘900 questo spazio si rivelò insufficiente poiché a seguito dell’insediamento del Cotonificio la popolazione si era triplicata (da 1.500 a 4.500 abitanti solo a Gazzaniga). Dopo alcuni tentativi e progetti il problema fu risolto solo nel 1926 quando fu individuata un’area di circa 10.000 mq., più che tripla rispetto a quella del vecchio cimitero, proprio sul colle di S. Carlo del Castello. Probabilmente la scelta fu influenzata dalla facilità di accesso offerta dalla nuova strada per Masserini e Orezzo.

Fu affidato l’incarico all’Arch. Luigi Bergonzo...

Fu affidato l’incarico all’Arch. Luigi Bergonzo, al quale non si può negare il merito di averne ricavato, sia pure in stile d’epoca, un complesso architettonico imponente e armonico di notevole valore monumentale, con un artistico, austero e massiccio frontale in ceppo di Poltragno e circolari muraglie di sostegno dei due piani ricavati nella collina, tutte in calcare nero locale a vista.

L’opera fu inaugurata nel 1929 e benedetta nel 1930 e sul Bollettino parrocchiale si scrisse con orgoglio allora: “L’imponente nuovo cimitero dirà ai posteri la nostra fede e il nostro culto ai cari morti, nonché l’arditezza veramente romana con cui abbiamo voluto elevare questo religioso e civile monumento”.

E l’antico Oratorio di S. Carlo del Castello? Solo nel 1938 si arrivò a definire una convenzione tra Comune e Parrocchia di Gazzaniga che comunque lascia il problema aperto. La chiesetta veniva concessa in uso al Comune che ne riempì le due pareti laterali di loculi, con impegno a restituirla alla Parrocchia qualora fosse stata adibita ad altri usi. La Parrocchia mantenne il diritto di celebrare le funzioni religiose e l’uso di una cappella per la sepoltura dei sacerdoti defunti in Parrocchia.

L’area del vecchio cimitero nel 1958 fu adibita a Parco delle Rimembranze, dove nel 1966fu collocato il nuovo monumento dei Caduti. Fiorano, dopo la separazione comunale da Gazzaniga, costruì un proprio cimitero come pure Semonte.

Recenti lavori di consolidamento delle mura di sostegno della collina hanno in parte compromesso col cemento armato l’aspetto estetico delle originarie pietre nere a vista dello storico monumento sulla sommità del colle, anche se rimangono ancora presenti la torre e la struttura dell’antico Oratorio, detto, ma ora sembra non più, di S. Carlo del Castello.

(Sintesi dal libro “Gazzaniga - porta aperta sulla storia”- ed. 1990, di Angelo Bertasa)