Il tempietto del Rovaro, o del Crocifisso miracoloso, così come appare ora fu costruito nel 1933, ma prima, proprio vicino alla strada, sorgeva una cappella seicentesca di forme e dimensioni più modeste.
Questa, poco più di una santella, era a base quadrata e conteneva un paio di banchini. Aveva il tettuccio a capanna in legno coperto da coppi, prolungato anteriormente in una tettoia, sostenuta da pilastri in legno, che occupava la sede della strada che allora era la provinciale per Bergamo.
All’interno l’altare era sormontato da una ancona contenente il Crocefisso con ai lati la Madonna e S. Giovanni, gruppo ligneo di pregevole fattura seicentesca, recentemente restaurato, in cui i volti appaiono carichi di un’espressività tipicamente barocca. Sotto l’altare erano conservati e protetti da un vetro ossa e teschi di morti della grande peste del 1630.
Entro l’inferriata dell’ingresso un apposito raccoglitore in legno faceva convogliare verso una fessura centrale le monete lanciate dai passanti e dai carrettieri nella cappella che era elevata di qualche gradino rispetto al livello della strada.
Sulla parete esterna di destra, volta verso Gazzaniga, un affresco raffigurava il miracolo avvenuto a un contadino rimasto incolume durante la caduta da un albero di mele. Sul lato sinistra un altro affresco rappresentava la morte con lo scheletro e la falce e sotto si leggevano le parole: “Hodiemihi, cras tibi” (oggi a me, domani a te).
La cappella resistette nei secoli e, posta laggiù in aperta campagna all’inizio del paese, invitava al segno della croce chi entrava nel territorio della parrocchia e per la presenza del Crocifisso miracoloso attirava numerosi pellegrini. Il portichetto riparava i devoti viandanti, ma era anche simbolo di protezione spirituale.